IL NARCISISMO IN PSICOLOGIA: COS’E’? QUANTI TIPI DI NARCISISMO ESISTONO? COME SI MANIFESTA?
La definizione del narcisismo è sicuramente facile da rintracciare, ad esempio consultando il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”). In particolare, dalla terza versione del manuale il narcisismo è classificato come disturbo di personalità.
La caratteristica principale del narcisismo è un senso di grandiosità che la persona manifesta nei confronti degli altri sia in ambito lavorativo, sia sociale e nelle relazioni affettive intime. Inoltre, il narcisista ricerca l’approvazione degli altri, ossia ha la necessità di essere costantemente “riconosciuto”. Intimamente, spesso un narcisista si sente “diverso” dagli altri, si sente migliore, con grandi doti e spesso manipola gli altri per ottenere conferme che nutrono il suo senso di grandiosità.
Un’altra caratteristica del narcisista patologico è la mancata empatia. In realtà, spesso il narcisista si mostra come una persona molto attenta ai bisogni degli altri. Spesso, le sue vittime lo descrivono come un individuo capace di immedesimarsi e compenetrarsi nel dolore altrui. Questo suo modo di fare sembrerebbe empatico, ma non si tratta di empatia genuina. La differenza sta nelle motivazioni che spingono una persona narcisista rispetto a chi non lo è. L’empatia reale rende “coscienziosa” la persona e le sue azioni saranno orientate al benessere dell’altro. Il narcisista invece sfrutterà la sua capacità empatica esclusivamente per ottenere un beneficio personale a discapito degli altri. In altre parole, il suo ricercare il proprio benessere e il suo egoismo muoveranno le azioni al fine di mantenere “nutrito” il suo senso di grandiosità. Se una persona non risponde adeguatamente alle sue aspettative, il narcisista patologico la rimpiazzerà in fretta senza grandi spiegazioni e senza particolare sofferenza emotiva. Alcuni soggetti affetti da narcisismo grave possono addirittura manifestare comportamenti aggressivi.
Nella maggioranza dei casi, i narcisisti appaiono (e spesso lo sono) come persone affascinanti e anche molto brave nell’attività lavorativa. Questo lo si spiega perché la loro vulnerabilità emotiva viene inconsapevolmente trascurata e l’energia vitale viene, dallo stesso individuo, incanalata nella costruzione dell’IO. In questo modo le personalità narcisiste, nell’arco della loro vita, rafforzeranno le loro capacità egoiche e molti di loro nella società risulteranno persone ambiziose e molto orientate al successo nella carriera lavorativa.
Alcune volte riconoscere un narcisista è semplice perché i suoi comportamenti sono eloquenti: arrogante, spesso prepotente, supponente. Ma negli ultimi anni molte ricerche scientifiche in ambito clinico hanno individuato due categorie patologiche: il narcisista overt e quello covert.
Il primo è quello sopradescritto mentre il secondo è appunto “nascosto”. Il narcisista covert appare spesso timido, introverso e molto sensibile alle critiche e al parere degli altri. Inoltre, recenti studi hanno classificato queste personalità in base al grado di compromissione. Il narcisista dunque può essere ad alto, medio e basso funzionamento.
Se dovessimo individuare la caratteristica principale di tutte queste variabili e sottoinsiemi del disturbo di personalità narcisistica si può notare come il fattore comune sia legato all’ autostima.
Paradossalmente il narcisista manifesta un’alta autostima, ma la costruzione della stessa affonda le sue radici in una rappresentazione di sé alterata dalla relazione affettiva istaurata con la figura che principalmente se ne è è presa cura nei primi anni di vita, il “caregiver”.
In particolare, potremmo dire che ogni narcisista ha sviluppato la propria “idea di sé” sulla base delle aspettative e dei rimandi che ha ricevuto nei primi anni di vita fino alla pubertà. Il narcisista overt ha spesso ricevuto un’educazione dove i genitori hanno sottolineato i numerosi sforzi che hanno compiuto per fare emergere le caratteristiche uniche e le grandi doti presenti nel loro figlio. Per questo motivo, il narcisista overt interiorizza l'idea che il suo principale scopo sia quello di esserne grato e riconoscente ai genitori, il che produce ricorrenti sensi di colpa. L’esaltazione e le aspettative grandiose che un genitore ripone sul figlio possono in questo modo produrre un effetto ambivalente. Il figlio narcisista avrà, per tutto l’arco della sua vita, una costante inquietudine che lo spingerà a voler raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi non sentendosi mai profondamente appagato. Diversamente, l'inquietudine del narcisista covert gli porrà davanti l’obiettivo costante di sentirsi adeguato alle richieste dell’altro. Questo tenderà a produrre un costante senso d’inferiorità che porterà a chiedere costantemente conferme agli altri in quanto, a differenza del overt, avrà ricevuto comportamenti evitanti e contraddittori dai suoi genitori. Infatti, molti dei narcisisti covert, nei loro racconti clinici, descrivono mamme piuttosto fredde, poco disponibili affettivamente, spesso distratte da altro o che palesavano trattamenti diversi ai loro fratelli o sorelle. Queste mamme a loro volta avevano mariti piuttosto assenti, poco loquaci con la prole e orientati a trascorrere molte ore in solitudine con hobbys e interessi non condivisi con il resto del nucleo familiare.
È possibile categorizzare i narcisisti in modo netto come overt o covert? La risposta è no, la complessità della psiche umana ci restituisce sempre individui con tantissimi tratti e soprattutto con tratti in continua evoluzione. Di conseguenza, è del tutto possibile incontrare narcisisti con entrambe le caratteristiche che si alternano, ma il comune denominatore sarà sempre lo stesso: una percezione di sé sbagliata e inadeguata costruzione dell’autostima. Inoltre, per quanto riguarda gli aspetti emotivi, quasi tutti i narcisisti soffrono di crisi depressive. Ovviamente, anche in questo caso, l’intensità delle stesse, la loro frequenza e durata possono variare da persona a persona. In molti casi non c’è un riconoscimento del proprio disagio emotivo; e quando questo riconoscimento avviene è a seguito di grandi sofferenze egoiche, come ad esempio l’incapacità di accettare un rifiuto, una perdita o la fine di una relazione affettiva.
La natura del narcisista, quindi, può essere attribuita esclusivamente all’ambiente nel quale è stato allevato? Anche in questo caso la risposta è no, in realtà come in tutte le manifestazioni patologiche, una parte di responsabilità è da ricercare nella predisposizione della complessa conformazione poligenica che rende ognuno di noi così “unico”.
A questo punto ogni lettore potrebbe “autodiagnosticarsi” una forma di narcisismo, perché in parte, ognuno di noi, presenta alcune di queste caratteristiche. Allora siamo tutti narcisisti? Come riconoscere la patologia? La differenza sostanziale è da ricercare nella compromissione della propria vita affettiva relazionale. Tutti noi siamo stati bambini e tutti noi abbiamo costruito un’immagine di noi stessi in risposta alle stimolazioni provenienti dall’ambiente. Quest’affermazione evidenzia che la costruzione della nostra personalità deve necessariamente passare da nuclei narcisisti. Per essere più chiara, direi che potremmo individuare un narcisismo evolutivo, quindi presente in tutti noi, da un narcisismo patologico. Nel primo i tratti di personalità non diverranno prevalenti e costanti nell’individuo durante il corso della propria esistenza. Nel secondo caso, invece, ne tracceranno la personalità. In tal caso la cura della patologia è più complicata perché dovrebbe passere prima di tutto dal suo riconoscimento e poi alla volontà di volerla “trattarla clinicamente”, cioè di decidere spontaneamente di rivolgersi a uno psicoterapeuta. Spesso, una compromessa personalità narcisista non si riconoscerà tale e le reazioni, ad esempio, alla lettura di quest’articolo potrebbero essere quelle di accusare gli altri di non “essere in equilibrio mentale” oppure di sentirsi non capiti ancora una volta.
Infine, ci sono anche personalità narcisiste che possono ammettere di esserlo ma non mostrano interesse nel cambiare la loro struttura di personalità perché tutto sommato hanno trovato un loro equilibrio. Il consiglio, quindi, per chi ha interesse ad approfondire questa complessa tematica è prima di ogni cosa di comprendere la motivazione che vi ha spinto a leggere fino in fondo quest’articolo e ricordarsi che ognuno di noi ha il diritto di scegliere se vuole oppure no “cambiare” il proprio status quo. Il che vale naturalmente non solo per il narcisista in questione, ma anche per chi sta vivendo con lui o lei una relazione.
Dott.ssa Camilla Lenti
BIBLOGRAFIA
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